Nello scenario medio orientale, sempre più drammatico per le guerre e gli attentati terroristici che si susseguono in Siria, Iraq, Yemen, Turchia e dove il problema palestinese è sempre tragicamente attuale, il commercio delle droghe e il traffico di persone rappresentano due fenomeni in continuo sviluppo. E’, quindi, in un contesto di estremo degrado, aggravato dalla esplosiva situazione della regione che va avanti da alcuni anni, che si svolge l’attività della criminalità organizzata. In particolare, quella del narcotraffico è particolarmente intraprendente in Libano, un paese a lungo martoriato da conflitti politici e da una sanguinosa guerra civile iniziata negli anni Settanta e conclusa nell’ottobre 1989 con l’accordo di riconciliazione nazionale di Ta’if (Arabia Saudita). Nonostante l’impegno dichiarato del governo nel contrasto al traffico di stupefacenti, il paese continua ad essere un importante produttore di resina di cannabis e di eroina destinate ai mercati europeo, mediorientale e ai paesi del Golfo.

La coltivazione di cannabis nella rigogliosa Valle della Bekaa è un’antica tradizione con piante della varietà Red Leb alte fino a due metri e di qualità molto apprezzata dai consumatori. In questa area sono concentrate le principali strutture criminali libanesi, organizzate in famiglie che si occupano della coltivazione, produzione e commercio della droga avvalendosi, per quest’ultima fase, di mediatori ciprioti,egiziani, tunisini ed europei. Attività che vengono svolte in un ambiente disattento e condizionato dalla presenza sia di campi di addestramento degli Hezbollah che dei servizi di sicurezza sostanzialmente tolleranti. Naturalmente non sono mancati momenti in cui il governo ha dovuto far sentire la sua presenza, come nell’aprile del 2009, quando, dopo un agguato da parte dei trafficanti in cui erano stati uccisi due soldati libanesi, la reazione aveva portato a diversi arresti con sequestri di droga e alla morte di due narcotrafficanti ricercati da tempo.

Era lo stesso periodo in cui, a Curacao (Antille Olandesi), nel contesto di un’operazione internazionale antidroga, venivano arrestate diciassette persone collegate a Hezbollah con l’accusa di aver gestito l’invio di circa due tonnellate di cocaina in Libano e verso il mercato europeo. La conferma, secondo rapporti di intelligence americani ed europei, del coinvolgimento del Partito di Dio (Hezbollah) in attività criminali e, in particolare, nel traffico di droghe. Anche di quelle sintetiche e di pillole di captagon (cloridrato di fenetilina) destinate ai soldati e ai guerriglieri per vincere la stanchezza ed esaltare il vigore di combattenti . Ricordiamo che proprio all’aeroporto di Beirut, alla fine di ottobre 2015, a bordo di un aereo privato di un principe saudita, furono sequestrate circa due tonnellate di captagon occultate in una trentina di valige. Pasticche in gran voga non solo tra i ribelli e i militari ma anche in Arabia Saudita, Kuwait, Yemen, Qatar. Proprio alcuni giorni fa, nella stiva di un peschereccio ormeggiato nel porto egiziano di Damietta, sono state sequestrate 700mila pasticche di captagon.

 In Libano, comunque, il groviglio delle organizzazioni e delle fazioni di carattere politico,etnico, religioso, tribale è tale che riesce difficile distinguere i gruppi criminali veri e propri da quelli ch esercitano attività illecite solo per finanziare la lotta politica. E’ il caso di molti palestinesi che in mancanza di legalità e prospettive lecite per una vita dignitosa fuori dei “campi”, si specializzano nel commercio di armi e droga. Egualmente inestricabili sono i rapporti tra potere politico, economico, militare, da una parte, e narcotraffico e crimine organizzato, dall’altra. Tutto ciò comporta una sostanziale incontrollabilità nel paese dove, da tempo,si sono insediati gruppi criminali con collegamenti in Sud America,Europa e Australia e spiega perché i numerosi punti della costa (Abedh Port, El Kheir, Nahr El Mot, Ouzai, Khaldeh, Sarafand, Beirut, Tripoli El Mina, Tyr ecc…) siano utilizzati a tempo pieno per il transito delle droghe,via mare,verso la rotta balcanica o verso gli scali mediterranei europei. La criminalità italiana non manca all’appello, naturalmente, e mantiene rapporti di affari con i trafficanti libanesi grazie alla presenza in Italia di immigrati di tale nazionalità.

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).