La Macedonia, come gran parte dei paesi balcanici, è territorio di transito dell’eroina (sequestrate oltre 9 ton. nel 2015) proveniente dall’Afghanistan e della marijuana ( sequestri di oltre 63 ton, sempre nel 2015) dalla vicina Albania. La sua posizione nella regione le consente, inoltre, di trafficare droghe sia sul settore centrale che in quello occidentale della nota “rotta balcanica”. Rotta interessata anche da altri traffici, come quello di armi (per ultimo,ad aprile scorso, con l’ultima operazione denominata “Balkan Trigger”, durata un paio di giorni e condotta dalle polizie di Macedonia, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Serbia, Slovenia e Montenegro, sono stare arrestate 14 persone e sequestrate 40 armi di vario tipo,6kg di esplosivo, 1.300 munizioni e una cinquantina di chilogrammi di marijuana). Secondo il rapporto elaborato a maggio scorso dal Ministero dell’Interno macedone sulla “Valutazione delle minacce della criminalità organizzata”, la maggior parte dei gruppi criminali attivi nel paese è coinvolta nei traffici regionali e internazionali. L’analisi fatta del network criminale valuta in una percentuale oscillante intorno al 25% i gruppi di trafficanti di dimensioni medie, tra i 5 e i 15 membri, circa il 22% da oltre 15 associati e un 15% circa di 3 o 4 componenti.

Si tratta, per lo più, di gruppi legati da vincoli di parentela o da forti legami di amicizia, con una divisione marcata di ruoli e competenze che sfruttano le diverse comunità stanziali residenti nelle città dei vari paesi europei  tra cui Austria, Germania ma anche in Italia dove sono i  corso indagini antidroga alcune già concluse con l’arresto di diciassette macedoni  (nelle province di Bolzano, Belluno, Trento e Treviso sono segnalati diversi cittadini macedoni attivi nello spaccio di eroina e cocaina). Nel biennio 2013/2015 le autorità macedoni hanno identificato ben 46 “gruppi criminali organizzati” (goc), di cui oltre il 50% di nazionalità macedone, il 43% albanese e i restanti di etnie miste. Una situazione non certo entusiasmante per un paese con un forte tasso di corruzione, con un potere giudiziario e dell’informazione sostanzialmente controllati dall’esecutivo. Turbolenze che continuano ancora in questo periodo dopo che i due partiti dell’opposizione hanno chiesto l’impeachment nei confronti del presidente Gjorgje Ivanov che, ad aprile scorso, aveva concesso il provvedimento di grazia ( poi revocato) ad un folto gruppo di politici coinvolti in uno scandalo sulla intercettazioni telefoniche. Una evidente refrattarietà della magistratura, poi, nella disapplicazione di alcune norme importanti nel contrasto alla c.o. come, per esempio la confisca dei beni, ha consentito alla criminalità di intensificare le proprie attività illecite e di consolidare il controllo sul territorio. Nonostante l’approvazione di documenti come quello sulla “Strategia Nazionale Antidroga 2014/2020” e di un programma regionale con Serbia, Bulgaria e Turchia, sempre in tema di contrasto al traffico di stupefacenti, si registravano, ancora un paio di mesi fa, gravi carenze nelle dotazioni delle forze di polizia macedoni ( per esempio la mancanza, nelle dieci questure presenti sul territorio, di kit per l’effettuazione delle analisi speditive di narco test su campioni di droghe, l’inesistenza di un software per la raccolta di dati e informazioni generali sulle indagini antidroga).

L’esigenza, poi, di creare un sistema di controllo sulle attività di polizia è alla base di un progetto, finanziato dal Consiglio d’Europa e dall’ambasciata olandese a Skopje (per un  totale di 130mila euro), denominato “Support to the Establishment of an External Overside Mechanism”, avviato a gennaio scorso e concluso a maggio ( senza particolari risultati, come, purtroppo, accade in occasioni similari!). La situazione migratoria ha preoccupato, non poco, le autorità nei mesi passati tanto che , a febbraio scorso, a Skopje, si è tenuta una riunione con capi delle polizie e delle dogane di Serbia, Croazia e Austria per concordare linee operative comuni procedendo, altresì, alla dislocazione di agenti di polizia dei diversi paesi lungo il confine greco-macedone. Ha fatto seguito una ulteriore riunione degli esperti sull’immigrazione dei paesi del c.d. Gruppo di Visegrad (Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria) e di “paesi amici” (Serbia e Slovenia), per una valutazione della situazione generale e delle problematiche dei singoli paesi interessati dalla pressione migratoria attenuatasi notevolmente, da marzo scorso, dopo i vergognosi accordi stabiliti dall’UE con la Turchia per “trattenere” i profughi in quel paese. Ancora oggi, tuttavia, una media giornaliera di oltre 150 migranti cercano di varcare il confine meridionale con la Macedonia dalle aree di Bogorodica e di Dojran.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).