Il 2017 è da poco terminato e, incredibile a dirsi, si registra un po’ di soddisfazione negli ambienti governativi anche per  la crescita del mercato illecito degli stupefacenti che si ricava, indirettamente, dall’aumento dei sequestri effettuati dalle nostre forze di polizia e dalle dogane. I dati, sia pure ancora in fase di elaborazione da parte della DCSA, indicano in circa 100 tonnellate gli stupefacenti intercettati, in gran parte di derivati della cannabis,  che rappresentano il record almeno degli ultimi dieci anni dopo quello del 2014 con 154 ton.Se, dunque, i sequestri costituiscono una parte minima delle sostanze immesse sul mercato ( circa il 15%), si può avere un’idea di quanta droga sia circolata nell’anno passato ( e continui a circolare) in Italia e di quanto denaro contante sia collegabile a queste attività criminali. Attività che producono ricchezze illegali e che dal 2014 sono state inserite nel Pil ( divenuto, pertanto, Pill ossia “Prodotto interno lordo lercio”) insieme alle altre ricchezze prodotte dallo sfruttamento della prostituzione e dal contrabbando di alcol e sigarette. Tutto secondo la direttiva prevista dal sistema di contabilità europeo “Sec 2010” secondo cui tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico, sono entrate nel calderone della ricchezza di un paese, sullo stesso piano delle spese per la ricerca, la cultura, lo sviluppo ecc… Eurostat ha, poi, fornito le linee guida per assicurare il livello di adeguata comparazione tra le valutazioni che fanno i singoli Stati membri. Non so se in futuro verranno contabilizzati anche i notevoli profitti derivanti da altre attività criminali come le estorsioni, il traffico di armi, quello delle persone, il  commercio illegale di medicinali contraffatti ecc…E’ certo, a questo punto, che l’economia illegale avrà un peso apprezzabile quando si dovrà misurare, periodicamente, la “ricchezza” di un Paese. Possiamo immaginare la soddisfazione delle diverse organizzazioni criminali, le mafie in testa, che dal traffico degli stupefacenti traggono ingenti guadagni ed inquinano economie ed istituzioni un po’ dappertutto. Una sorta di incentivo per l’economia criminale per immettere denaro sporco nelle casse italiane sempre più vuote facendo rilevare il rialzo del Pil di quello zero virgola, che vuol dire anche dare un po’ di ossigeno ad una classe politica dirigente spesso incapace se non proprio disonesta. Il mercato delle droghe, d’altronde, va a gonfie vele e c’è da scommettere che andrà così ancora per molti anni. Questo vergognoso e immorale gonfiamento del Pill era già avvenuto anni prima quando si inserì il “sommerso” ossia tutte quelle attività di produzione di beni e servizi che sfuggono alla rilevazione diretta in quanto connesse al fenomeno della frode fiscale e contributiva ( valutata in 107,7 miliardi euro secondo il rapporto del 2017 della Commissione Giovannini, dal nome dell’ex presidente dell’Istat, istituita con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze del 28 aprile 2016). Il Pill così ottenuto consente di ridurre il rapporto con il debito pubblico ( alla fine del 2017 era di circa il 133%) e di utilizzare risorse altrimenti non spendibili. Uno Stato che basa la sua ricchezza anche sul narcotraffico non è davvero entusiasmante e non si può neanche escludere, in futuro, che a qualche personaggio di spicco della criminalità organizzata specializzata nel narcotraffico o nel contrabbando di persone da avviare al mercato della prostituzione, possa essere consegnato dalle autorità il diploma di “cavaliere del lavoro” per il contributo lodevole dato alla “ricchezza” del paese. Non sono esagerazioni perché il tema della lotta alla droga, in molte parti del mondo, compresa l’Italia, viene utilizzato dai politici per ottenere consensi e sostegno mentre nei fatti il loro impegno è inesistente ( ce lo ricordava, molti anni fa, con molta amarezza, anche Giuseppe Di Gennaro, un magistrato già direttore esecutivo dell’agenzia antidroga dell’Onu).

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).