Insiste Alfano, ministro dell’interno, nell’affermare che la sicurezza pubblica è una delle priorità del Governo e che a Milano, nonostante alcuni recenti gravi episodi di violenza culminati con un paio di omicidi e accoltellamenti per fatti di droga, invierà non poliziotti o carabinieri ( come sarebbe auspicabile trattandosi di fatti delittuosi) ma altri 150 militari per il presidio del territorio, in alcune aree sensibili e, dulcis in fundo, bloccherà l’invio di altri profughi nella capitale lombarda. Continuano, dunque, le “opere di bene” del nostro ministro ( lo aveva detto nei giorni scorsi, nel contesto di un suo intervento al Senato sul tema del rinnovo dei contratti nel comparto della sicurezza) ed elenca, in conferenza stampa, seduto al centro tra il sindaco Sala ed il prefetto Marangoni, apprezzato ex Vice Capo della Polizia Vicario (con il volto immalinconito, forse per quello che stava dicendo il ministro dell’interno), alcuni dati statistici che indicano la diminuzione dei delitti denunciati nel corso dell’anno alle forze di polizia( in confronto al 2015)  e il calo degli omicidi. Come a voler dire che la prevenzione funziona e che la criminalità è sotto controllo. Si tratta, come sempre, di dati ancora provvisori e non si parla affatto di tutti quei delitti tentati ( e sono molti) che destano sempre un forte allarme e che non vengono inseriti ( ad esclusione dei tentati omicidi) nelle statistiche elaborate dal Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza il cui personale delle tre forze di polizia invita, (quasi) sempre inascoltato, il vertice politico alla prudenza nella lettura di quei dati. I fatti di cronaca quotidiana indicano, tuttavia, una realtà ben diversa da quella “narrata” da Alfano e, giustamente, il più rappresentativo sindacato di polizia, il Siulp, critica l’arrivo dei militari a Milano (“..siamo a Baghdad?”) definendola più “una manovra d’immagine” che una seria strategia di polizia di prevenzione. Intanto la cronaca nazionale allunga inquietanti fatti di sangue e di violenza. Così, sempre a Milano, il 19 novembre, una rissa tra due gruppi di giovani filippini, in pieno centro, finisce con il ferimento a coltellate di due persone una delle quali versa in grave condizioni. A Bari, il giorno prima, una donna di 75 anni viene aggredita selvaggiamente nella sua abitazione e torturata con scariche elettriche per costringerla ad aprire la cassaforte. Morirà poche ore dopo nell’ospedale di Andria. A Napoli, intanto, in via Toledo, a cento metri dalla Prefettura, nella notte del 18 novembre, alcuni giovani armati di pistola sparano alcuni colpi solo per un’azione dimostrativa tesa ad intimorire altri gruppi di spacciatori.  A Roma, alla Borghesiana, in un  bar tre rom sinti (arrestati successivamente di carabinieri) reagiscono a colpi di pistola al rifiuto di alcuni albanesi di bere insieme al bar. Due ore prima gli stessi delinquenti avevano sparato ad un automobilista sul Raccordo Anulare. Ma non è finita qui. La rassegna giornaliera si arricchisce di assalti predatori, un po’ ovunque.  A Genova è caccia alla “banda del cric”, attrezzo utilizzato per scardinare numerosi esercizi commerciali. A Perugia, siamo sempre nella giornata del 18 novembre, vengono commessi furti a raffica nelle abitazioni con ladri che “usano le grondaie e portano via anche una cassaforte” mentre Ferrara passa una “notte choc” con capannoni razziati ed altri furti in aziende e a Pordenone i residenti fanno una colletta per pagare un servizio notturno di guardie giurate. A Jesolo (Venezia), il direttore Ascom di Portogruaro, viene malmenato e rapinato nell’abitazione dei genitori dove si era recato per passare la notte. Non va meglio a Torino dove in molti quartieri vengono segnalati numerosi fatti di spaccio di droghe, di furti nelle case e rapine, in molti casi solo tentati e neanche denunciati alle forze di polizia.  “Forze” ridotte all’osso, in molte città e frutto di “una dissennata politica” come ha dichiarato con forza e decisione lo stesso Capo della Polizia Prefetto Gabrielli in occasione della recente inaugurazione del commissariato di pubblica sicurezza di Librino (Catania). Continuano, poi, qua e là, le illegali iniziative di ronde e sentinelle armate di telefonini  e spray urticante (per ultimo a San Vittorio di Olona) o quelle di allertamento di vicinato come forma di collaborazione con la polizia. Spetta, comunque, sempre al ministro dell’interno e all’amministrazione della pubblica sicurezza garantire il diritto fondamentale dei cittadini alla sicurezza. Su tutto il territorio nazionale e  in modo eguale per tutti.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).