Forse, molti anni fa, se ci fosse stata l’attenzione dovuta, da parte europea ed americana, nei confronti dei tanti bisogni del continente africano, non assisteremmo, oggi, alla drammatica situazione in cui si trovano  molti di quei paesi, sfruttati e sempre più poveri, stremati da guerre e rivolte, nelle mani di organizzazioni criminali colluse con gruppi terroristici, con istituzioni e politici locali corrotti. Non basterà, di certo, quel piccolo ritaglio di tempo ( senza alcun risultato) riservato all’Africa, sulle migrazioni, al G7 di Taormina. I problemi africani sono tanti e talmente dirompenti, anche sul piano della criminalità, che continuare a sottovalutarli costerà caro a molti paesi occidentali.  In Mali, per esempio, paese da dove pure provengono molti dei migranti che sbarcano sulle coste italiane, gruppi armati del MNLA (Movimento nazionale di liberazione dell’Awazad), AQMI (Al Quaida nel Maghreb islamico), Ansar Dine ( il Movimento per la difesa dell’Islam), utilizzerebbero piccoli aerei (talvolta carri bestiame) per trasportare le droghe nel nord del paese e,successivamente, in Africa settentrionale con destinazione l’Europa. Ansar Dine, oltretutto, è riuscito ad espandersi dal Mali verso il Burkina Faso intensificando la propria presenza nei traffici di droga e armi. La regione di Kidal e il circondario di Menake Amderamboukane, al confine con il Niger, sono due delle aree maggiormente interessate dal traffico terrestre. Alcuni osservatori ricordano ancora l’atterraggio, nel 2009, in una zona desertica nel nord del Mali, di un Boeing carico di cocaina proveniente dal sud America e prontamente svuotato per il successivo trasferimento della droga in aree sconosciute.

Con il Niger è confinante anche il Ciad, un paese molto povero, interessato da flussi migratori dalla Nigeria e dal Senegal e sottoposto a continue incursioni di bande armate provenienti dal Sudan. Impossibile controllare, con le poche forze di sicurezza, peraltro mal equipaggiate e poco addestrate, i circa seimila chilometri di confini con il Camerun,la Repubblica Centroafricana, la Nigeria, il Niger, il Sudan. Difficile controllare anche gli oltre duecento gruppi etnici presenti nel paese, alcuni dei quali vivono anche con il traffico di migranti, facilitandone il transito, fornendo un minimo di  assistenza. Inimmaginabile poter controllare questi confini inviando qualche centinaio di militari italiani al confine sud della Libia ( paese dove continuano gli scontri tra le varie milizie con decine di  morti) e organizzando, nelle confinarie zone desertiche a cavallo della Libia,del Ciad e del Niger, centri di accoglienza ( di respingimento?) per i migranti per procedere alla loro identificazione. E’ uno dei punti dell’accordo raggiunto alcuni giorni fa a Roma dopo l’incontro del ministro dell’interno Minniti con gli omologhi di Libia, Niger e Ciad. Questi ultimi due paesi, oltre al Camerun e al Benin, sono pure interessati dalla violenza di Boko Haram della vicina Nigeria ( ricordiamo che è proprio dalla Nigeria che negli ultimi anni proviene la maggior parte degli stranieri che poi partono dalla Libia verso le nostre coste). Si tratta, non ci vuole molto a capirlo, dell’ennesimo demagogico tentativo di bloccare i flussi in Africa, cercando di “tappare” qualche buco delle centinaia esistenti in migliaia di chilometri di confini, con il risultato di veder rigurgitare i flussi di migranti in altri paesi limitrofi, facendo aumentare così la disperazione della gente e le violenze cui è sottoposta strada facendo. Aspetti che interessano ancora poco la miope politica europea e quella americana.

L’Africa è anche un grande mercato per le organizzazioni criminali, in particolare cinesi e indiane, che trafficano con medicinali contraffatti, di scarsa qualità, recanti false etichette, in molti casi privi di qualsiasi principio attivo, utilizzando false documentazioni di trasporto e corrompendo gli addetti alla distribuzione. Fonti dell’intelligence europea presenti nell’area riferiscono che le destinazioni privilegiate di tali prodotti provenienti dall’Asia sono la Nigeria, Benin ,Togo, Ghana e Guinea Conakry con successivi smistamenti verso il Mali, il Burkina, il Niger. Le stesse fonti parlano di circa cento mila morti ogni anno, solo in Africa, per l’uso di questi farmaci, venduti anche nelle bancarelle dei mercati in strada, senza contare le gravi conseguenze per la salute ( anche mortali) subite dalla popolazione nigeriana e camerunense che ha utilizzato tali farmaci contro la malaria. Una forma di criminalità tra le più abominevoli.

Proseguono, intanto, gli insediamenti dei mafiosi nostrani in un’area geografica di particolare interesse criminale sia per il narcotraffico che per il riciclaggio ( in tal senso fonti dell’intelligence europea ed americana). Così a Casablanca è presente la camorra dei Marano e dei Casalesi, a Bissau (Guinea) ci sono i Cuntrera Caruana, a Dakar (Senegal) troviamo esponenti delle famiglie ‘ndranghetiste dei Platì, dei Morabito e degli Arena di Capo Rizzuto. In Namibia, a Ensuru e Windohek, gravitano famiglie della mafia siciliana di Partinico, Terrasini e Cinisi mentre ad Abidjan (Costa d’Avorio) opera la cosca Madonia di San Lorenzo. In Nigeria, a Lagos e Port Harcourt, è ancora la camorra a trovare spazi con Di Giovine e Morabito mentre ad Accra (Ghana) troviamo esponenti delle ‘ndrine Pelle Vottari di San Luca e dei Coco Trovato. Presenze mafiose sono pure segnalate in Egitto, Tunisia e Somalia.

Il problema di fondo per la martoriata Africa resta sempre quello di rimuovere le cause dell’immigrazione. Questo era ben noto anche a Taormina dove si è rimandato, ancora una volta, di parlare dei grandi squilibri che caratterizzano quei paesi poveri e che spingono la gente a cercare una speranza di vita altrove.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).