Difficile dar torto a Luis Almagro, segretario generale della OEA (Organizzazione degli Stati Americani) quando, un paio di giorni fa, sul quotidiano El Universal ha dichiarato che ” in Venezuela non esiste né democrazia né Stato di diritto”. Il paese è allo sbando definitivo sul piano politico, sociale e su quello della sicurezza pubblica. Un paese che registra un tasso di omicidi tra i più alti nel mondo, con la capitale Caracas che, anche nel primo semestre del 2016, detiene il triste primato di omicidi in tutto il Continente ( 110 per centomila abitanti) mentre Douglas Rico, direttore del C.I.C.P.C (Cuerpo de Investigaciones  Cientifica Penales y Criminalisticas) cerca, invano, di rassicurare l’opinione pubblica nazionale e internazionale parlando di un calo di delitti del 71% nell’ultima settimana nella capitale grazie al lavoro coordinato con altri corpi di polizia. La violenza dovuta a rapine, furti, sequestri di persona è sempre più diffusa ma, naturalmente, quella collegata  al traffico e spaccio di stupefacenti è quella più dirompente. Le cose si complicano quando nelle vicende del narcotraffico restano coinvolti esponenti di primo piano dell’apparato militare.

La notizia, ai primi di agosto, dell’accusa di collusioni con i narcos formulata da una corte di New York nei confronti del generale Luis Reverol Torres ex capo della ONA (Oficina Nacional Antidroga) e del suo vice Edylberto Molina, non sembra, tuttavia, aver complicato di  molto la vita del presidente Maduro che, convinto si tratti del solito “complotto” americano per screditare il suo paese, ha pensato bene di nominare il generale Reverol ministro dell’interno. Che ci sia una situazione incrostata di malaffare negli alti ranghi delle gerarchie militari è emerso già da diversi mesi dopo l’arresto, a novembre del 2015, a Puerto Prince (Haiti), di due parenti del presidente Maduro che innanzi ad un giudice americano hanno ammesso la loro responsabilità nella organizzazione di una spedizione di cocaina verso gli USA coinvolgendo anche due politici molto influenti in Venezuela e cioè Tareck al Assaimi, governatore dello Stato di Aragua e Diosdato Cabello presidente del Parlamento (già “attenzionato” dalla DEA per vicende analoghe). In attesa che si chiariscano tali posizioni, non può non destare sconcerto la situazione del sistema della sicurezza venezuelano che contempla, in attuazione del modello federalista dello Stato, la presenza di molteplici organismi di polizia operanti a livello locale, regionale, statale e nazionale con compiti e poteri similari e concorrenti. In tutto il territorio venezuelano troviamo circa cento organismi di polizia, tra di loro completamente scoordinati, con competenze territoriali delimitate e dipendenti dalle autorità politiche locali ( con quali condizionamenti è facile immaginare).

A questi organismi, in particolare addetti a compiti di polizia urbana,viabilità e contrasto alla piccola criminalità, no è preclusa l’attività antidroga che, invece, a livello nazionale, è attribuita specificamente al  C.I.C.P.C ( corpo ad ordinamento civile dipendente dal ministero dell’interno e della giustizia), alla Guardia Nacional Bolivariana ( a ordinamento militare, è la quarta componente delle forze armate e dipende dal ministero della difesa), al Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional (SE.B.I.N.), dipendente dai due ministeri dell’interno e della giustizia, alla Policia Naciona Bolivariana (P.N.B.), istituzione operativa solo dal dicembre del 2009 con competenze generali in tema di polizia giudiziaria e di sicurezza ( ha incorporato, nel 2010, la Policia Metropolitana della capitale e quella di Transito Terrestre). Esiste, infine , il SENIAT (Servicio Integrado de Admistracion Aduanera y Tributaria), corrispondente alla nostra amministrazione delle Dogane che collabora nell’azione antidroga e l’ONA (Oficina Nacional Antidroga), organismo sorto nel 2006, anch’esso dipendente dai due ministeri dell’interno e della giustizia. Non sono chiari i meccanismi e le procedure di coordinamento ( fallito il progetto di controllo del territorio sotto un’unica cabina di regia avviato con enfasi nel 2010 e poi rilanciato nel marzo del 2011) tra tutte queste strutture mentre la mancanza di una banca dati comune tra le principali forze di polizia rende il sistema della sicurezza davvero inefficace. Il paese, intanto, sta sprofondando inesorabilmente in una situazione di insicurezza e di ingovernabilità sempre più drammatiche.

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).