Negli ultimi anni, le strutture dei narcotrafficanti si sono modificate “rimodulandosi” in relazione al processo di globalizzazione che, nelle sue dinamiche e dimensioni, ha coinvolto anche tutti i vari attori della filiera criminale,  dal produttore al consumatore. In uno scenario mondiale di tale complessità e dinamicità, con flussi commerciali e finanziari straordinari, nel contesto del traffico internazionale di stupefacenti si è venuta delineando una figura di primaria importanza , con un bagaglio di adeguata esperienza unita a spiccate capacità di dialogo e di intermediazione: il “drug broker”. E’ questo il personaggio che agevola l’incontro di domanda e offerta, garantisce i passaggi nei diversi stadi del narcotraffico , assicura il rispetto dei termini negli accordi pattuiti. Attività di (alta) consulenza che prosegue, poi, anche nel riciclaggio del denaro sporco. Sotto questo profilo, per esempio, Roberto Pannunzi, ancora in un carcere italiano per traffico  internazionale di stupefacenti dopo alcune evasioni rocambolesche, è stato un modello di drug broker internazionale inimitabile per abilità e spregiudicatezza sin dagli anni Novanta ( fu arrestato, in Colombia, a Medellin nel 1994). Fermo restando che le singole fasi esecutive del narcotraffico che si sviluppano nei diversi paesi interessati (produzione, raccolta, confezionamento, stoccaggio, trasferimento, individuazione delle rotte,ricezione, smistamento) sono affidate agli “specialisti” delle singole organizzazioni criminali – ciascuno dei quali si impegna al conseguimento del risultato finale con ampia autonomia decisionale – il broker è, tra tutti i soggetti, quello che deve garantire affidabilità, competenza, concretezza negli affari, mantenendo collegamenti e relazioni con una molteplicità di “attori”, anche non criminali. Uno scenario, dunque, caratterizzato da quella che gli analisti della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) hanno indicato come “policentricità decisionale”. Insomma,  se il narcotraffico è  un’articolata combinazione di tante forze, tutte orientate al raggiungimento di un comune obiettivo, diventa fondamentale, nelle attività di analisi e di investigazione, esaminare non solo il modus operandi ma,  soprattutto, le relazioni tra i vari soggetti, anche quelli non criminali. E sul punto, già nel 2011, la DCSA aveva molto opportunamente rilevato come i “..trafficanti internazionali di droga si avvalgono anche, e ormai sempre più, di competenze esterne all’organizzazione stessa, competenze disponibili o presso altre organizzazione criminali o presso imprese legali. E’ evidente, infatti, la presenza, nel traffico di stupefacenti, di una congerie di aggregazioni poliedriche, non più gerarchizzate, ma strutturate in senso reticolare, il cui tessuto connettivo, pur costituito da forti connotazioni di identità, quali l’appartenenza etnica, si presta ad ogni forma di interazione con aggregazioni macrocriminali eterogenee”. Insomma, nel mercato mondiale delle droghe, le sinergie operative e una maggiore disponibilità alla cooperazione tra le varie organizzazioni criminali (fenomeno della c.d. “intermafiosità”), hanno portato a nuove strutture criminali di trafficanti internazionali, ancor più difficili da combattere con le polizie che restano ancora troppo “nazionali”. Certo non mancano i risultati delle forze di polizia nell’azione quotidiana contro il traffico e lo spaccio nei singoli paesi. Il “mare” degli stupefacenti è, d’altronde, sempre molto “pescoso”. Basta buttare le reti e tirar su che qualche pesce vi resta sempre impigliato. Ogni giorno. Come ci ricorda, per esempio, la cronaca italiana del 20 ottobre: “Coltivazione e spaccio di droga. Un gelese arrestato in flagranza” (Giornale di Sicilia); “Controlli antidroga, arrestato un autista” (Gazzetta del Sud- Catanzaro); “Spacciava marijuana agli studenti, Arrestato dalla polizia” (Il Messaggero, Roma); “Nasconde la droga nei croccantini del cane” (La Città- Teramo); “La droga nel muro e nelle piante. Il blitz della Polizia” (Il Tirreno-Livorno); “Spacciatore nasconde l’eroina nel passeggino della figlia”(La Nazione-Prato); “Va a lezione con marijuana, studente nei guai”(La Provincia, Cremona); “Tabaccaio minacciato con una siringa da un giovane che aveva bisogno di soldi per la coca” (La Nazione-Firenze); “Dosi di cocaina a centinaia di clienti. Arrestati tre albanesi dalla polizia” (Il Giorno-Varese); “Arrestati tre filippini che confezionavano dosi di shaboo” (Il Gazzettino-Padova);”Genitori fanno arrestare dalla polizia uno spacciatore nei giardini di viale Dante” (Libertà.it-Piacenza). Quest’ultima notizia, di genitori attenti e vigilanti, mi pare la più importante nell’avvilente, tragico panorama delle droghe.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).