I fatti di cronaca quotidiana collegati al traffico/spaccio di droghe, continuano ad essere molti, troppi, evidenziando una drammatica situazione generale di consumo su tutto il territorio nazionale. Anche di violenza collegata. Gli episodi, di qualche giorno fa, con due spacciatori albanesi assassinati in auto a Canegrate, nell’hinterland milanese ed il ferimento,a  coltellate, a Padova di uno spacciatore, anch’egli albanese , per un regolamento di conti,sono solo gli ultimi di una serie di gravi fatti di sangue collegati agli scontri che avvengono, in alcune città e nelle periferie, per il controllo del mercato degli stupefacenti. Polizia di Stato e Carabinieri fanno quello che possono per  arginare un fenomeno criminale che continua a inquinare, pesantemente, il tessuto sociale del nostro e di moltissimi altri paesi. Sta di fatto, e lo ripeteremo fino alla noia, che occorre rivedere la legislazione antidroga e specificamente l’ipotesi delittuosa ex art.74 (quello sullo spaccio) del T.U. del 1990 e successive modificazioni che, di fatto, assicura agli spacciatori che piazzano le droghe in strada a piccole dosi, una denuncia in stato di libertà o, nella peggiore delle ipotesi, l’arresto in flagranza da parte della polizia giudiziaria e che si risolve, spesso, nel giro di poche ore trascorse in una camera di sicurezza di un ufficio di polizia in attesa della udienza di convalida dell’arresto innanzi al giudice che, quasi sempre, rimette in libertà. La situazione dei detenuti presenti nei penitenziari italiani negli ultimi anni, per i delitti collegati agli stupefacenti ( segnatamente per le violazioni agli articoli 73 e 74 del T.U.), mostra chiaramente il consistente calo di presenze che si è avuto. Così, dai 31.852 detenuti al 31 dicembre 2009 si è passati ai 31.045 del 2012, ai 24.122 del 2014, ai 22.587 del 2015. Nel corrente anno, alla data del 31 agosto, il numero è tornato ad aumentare (23.389) in relazione agli aumenti registrati di arresti in flagranza scaturiti dalle ripetute retate fatte in molte città da polizia e carabinieri. Anche il numero degli stranieri coinvolti è, di conseguenza, calato, passando dai 13.683 del 2015 ai 12.161 del 2012, ai 7.068 del 2015, ai 7.477 del 2016 (al 31 agosto).  E’ quanto emerge dalla semplice lettura dei dati statistici elaborati alcuni giorni fa dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria- Ufficio per lo Sviluppo e la Gestione del SIA- Sezione Statistica. Prosegue, con immutato impegno, l’azione antidroga di polizia e carabinieri, con risultati positivi spesso vanificati, come accennato, da norme di legge da rivedere ( sempre che l’attività antidroga sia valutata, come ritengo, prioritaria nel contesto dell’azione di repressione criminale). Così, nelle ultime 48 ore, nel brindisino, la polizia ha ammanettato un trentenne con precedenti specifici in tema di spaccio di droghe (rimasto ferito nel 2013 in un regolamento di conti) che nella propria autovettura teneva, occultata nella portiera, mezzo chilogrammo di eroina. A Roma, intanto, la squadra  mobile arrestava diciotto spacciatori in vari punti della capitale, l’ultimo, un albanese, riforniva i clienti di cocaina, a domicilio, spostandosi su una Toyota. Incredibile, poi, la vicenda del marocchino che a Padova, arrestato nel 2010 con altri quattro connazionali per l’omicidio di un diciannovenne, ha avuto uno sconto di pena ed ha pensato di tornare alla sua originaria attività di spacciatore ( agli arresti domiciliari è stato trovato dalla polizia con un chilogrammo di hashish ed  arrestato di nuovo). Meritevoli di qualche riflessione anche i fatti dei due stranieri richiedenti asilo che a Perugia spacciavano, in pieno centro, marijuana ai ragazzini e quello dei due pusher presentatisi spontaneamente in due Commissariati romani con alcune dosi di cocaina e di marijuana chiedendo di essere arrestati  per non esser più di cattivo esempio per i loro figli. La loro richiesta, inutile dirlo, è stata accolta ma qualche approfondimento investigativo sarà opportuno farlo.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).