Manca soltanto l’inserzione ufficiale, a pagamento, sui quotidiani, nella parte riservata ai “piccoli annunci”, poi sarà tutto più semplice per l’offerta di “posti di lavoro” sul mercato illecito degli stupefacenti. L’unico grande mercato, nazionale e internazionale, che non conosce crisi, è sempre in “crescita” e disponibile ad assorbire una buona fetta di popolazione giovanile, italiana e straniera, ma anche qualche “anziano” e pensionato,  assicurando un buon reddito, in molti casi anche superiore a quello di un dirigente del settore pubblico e privato. Con la possibilità, poi, se si è svegli, intraprendenti al punto giusto e disponibili a curare le relazioni interpersonali, di costituire anche piccoli gruppi di “collaboratori” e mettersi in conto proprio nella distribuzione delle droghe, da quelle tradizionali a quelle sintetiche, a quelle degli “sciamani” ( come il recente caso, a Perugia, con il sequestro di ayahuasca, un potente allucinogeno proveniente dal Perù ricavato da piante e vegetali che crescono nelle Ande). Certo qualche rischio si corre. La concorrenza è forte e c’è anche la polizia. Ma, almeno dalle nostre parti, con un po’ di intelligenza nello spaccio si può restare “bloccati” per qualche ora, qualche giorno, un paio di settimane (se va proprio male) ma poi si torna alla normale attività,  anche da casa se si è finiti ai “domiciliari”. Non sono considerazioni provocatorie se solo si da uno sguardo a quanto sta accadendo, ogni giorno, su gran parte del territorio nazionale, dove è in corso una sorta di processo di diffusa “narcotizzazione”, con qualche battuta di arresto da parte delle forze di polizia e della magistratura. Gli ironici cartelli pseudo-pubblicitari (“Prezzi da sballo per eroina e cocaina”) messi in strada dai cittadini a Rogoredo (Milano), alcuni giorni fa, rilevano una situazione davvero intollerabile.  I dati, comunque, parlano meglio di ogni altro commento. Nel decennio 2000/2009, le denunce annuali all’a.g. per delitti di traffico/ spaccio e associazione finalizzata al traffico, si sono mantenuti ben al di sopra delle trentatremila con un picco nel 2009 (36.581). Un numero decisamente elevato che ha evidenziato, da un lato la costante attenzione riservata al settore dalle nostra forze di polizia e, dall’altro, l’andamento di un fenomeno criminale sempre più pervasivo. Negli anni a seguire il numero delle denunce è andato progressivamente diminuendo ed è passato dal valore più alto degli ultimi quindici anni, quello del 2010 con 39.337, a quello più basso dell’anno scorso con 27.718. E nel 2016, se il trend delle denunce mensili resta quello attuale ( poco più di 2mila), non si supereranno le 26mila denunce. Il minor numero di informative di reato inoltrate alle varie Procure della Repubblica non è però attribuibile ad un minor impegno antidroga degli organismi delle tre forze di polizia che, anzi, continuano con il consueto zelo in un contesto generale di traffico e spaccio ( che si è “polverizzato”) divenuti ormai  incontrollabili. Piuttosto si deve all’inadeguatezza delle norme antispaccio: il testo unico sugli stupefacenti ( risale al 1990 ma ha subito modifiche negli anni), forse ha bisogno di un “ritocco” in qualche punto perché sicuramente debbono esserci norme più severe delle attuali in tema. Preoccupante, a mio avviso, la massa di giovani coinvolta. Così, esaminando un ampio arco temporale (dal 2000 al 2015), sul totale di 539.267 persone denunciate all’a.g., la fascia di età maggiormente implicata, almeno fino al 2010, è risultata quella compresa tra i 20 e i 24 anni (108.509 persone), seguita da quella tra i 25 e i 29 anni (103.524). Consistente anche il numero di giovanissimi tra i 15 e i 19 anni denunciati (53.695). Negli ultimi cinque anni, invece, si è rilevato un maggior coinvolgimento, nelle attività di traffico e spaccio, degli “over 40” rispetto alle fasce giovanili suindicate. Più analiticamente: 7.596 over 40 nel 2011 contro i 7.458 della fascia 25/29 anni; 7.476 nel 2012 contro i 6.983; 7.465 nel 2013 contro i 6.560; 6.253 nel 2014 contro i 5.747 e 6.634 nel 2915  a fronte dei 5.148 (dati della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga). Un profilo, dunque, di spacciatore con qualche anno in più, in diversi casi con i “capelli bianchi” e pensionato, come è capitato, nei giorni scorsi a Roma con l’arresto di un settantaseienne che a Tor Bella Monaca spacciava hashish in casa e di un bidello, sessantasei anni, anche lui in pensione, che si era imbarcato a Civitavecchia con una ventina di chilogrammi di cocaina destinata al mercato della Sardegna.

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).