L’anno si è chiuso da poco con il fenomeno immigrazione oggetto ancora di particolare attenzione mediatica conseguenza della diffusione di due circolari indirizzate a prefetti,questori e comandi generali di Carabinieri e Guardia di Finanza, a firma, rispettivamente, del ministro dell’interno Minniti e del Capo della Polizia Gabrielli, con cui si dispongono controlli straordinari di controllo del territorio finalizzati, in generale,ad un’azione di polizia di prevenzione ma anche alla identificazione di stranieri irregolari sul territorio per procedere alla loro espulsione. Il terrorismo è sempre incombente come dimostrano i tragici episodi degli ultimi mesi in alcuni paesi europei e, quindi, un’azione pianificata e coordinata di “bonifica” del territorio coinvolgendo tutte le forze di polizia, incluse quelle locali ( che non hanno, tuttavia, la preparazione specifica per tali attività), finalizzata anche  “..alle varie forme di criminalità che attingono dal circuito della clandestinità..”, mi pare un’opportuna iniziativa che andrebbe presa periodicamente e non solo a fine anno e in situazioni di “allerta nazionale”.

Più volte abbiamo scritto che, soprattutto nell’ambito dello spaccio di stupefacenti, molti, troppi stranieri irregolari e non (nigeriani, gambiani, marocchini, tunisini) ma anche richiedenti asilo o altre forme di protezione umanitaria, sono stati arrestati per delitti collegati alle droghe. E lo stesso discorso va fatto anche in altri ambiti della criminalità, come, ad esempio, nello sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, nella vendita di merci contraffatte, nei furti e rapine nelle abitazioni e negli esercizi commerciali, tutti contesti in cui primeggiano albanesi, romeni, senegalesi e, in generale, stranieri dell’est europeo. I titoli di prima pagina di alcuni giornali del 31 dicembre (“Migranti, via gli irregolari. Via a retate ed espulsioni.

Cie in ogni regione” Corriere della Sera; “Svolta sulle espulsioni, vanno raddoppiate” la Repubblica; “Viminale: espellere gli stranieri irregolari” l’Unità), danno, tuttavia, una rappresentazione piuttosto semplicistica di una realtà ben diversa. Le “retate” si possono fare e, in realtà si fanno già, più complicato espellere rapidamente stranieri irregolari o accompagnarli in uno dei quattro Cie (risultano indispensabili per un’efficiente gestione dell’immigrazione irregolare) attualmente in funzione su tutto il territorio nazionale per accertare la loro identità. Senza contare le difficoltà che si incontrano, per esempio nel disbrigo delle procedure di identificazione a causa dei ritardi nell’ottenimento del lasciapassare dalle autorità consolari del presunto paese di origine dello straniero, alla mancanza di collaborazione dello straniero stesso per ostacolare il rimpatrio, alla scarsa disponibilità di posti nei Cie raggiungibili, spesso, da Questure situate a molte centinaia di chilometri di distanza e costrette a servizi molto onerosi anche sul piano dell’impiego di personale. L’idea di Minniti di fare un Cie in ogni regione è sicuramente buona anche se non è, in realtà, nuova e ogni volta che negli anni passati qualcuno l’ha formulata, ha trovato un muro insormontabile nelle varie realtà territoriali per l’opposizione delle comunità, dei sindaci e dei politici locali.

E non se n’è fatto nulla. Resta ancora valida, a mio parere, l’ipotesi espressa dalla Commissione Ruperto dell’aprile 2013 (fu la Commissione istituita dal ministro dell’interno Cancellieri per formulare proposte operative utili ad un complessivo miglioramento dei Cie) secondo cui “…sarebbe stato opportuno concentrare la presenza di nuove strutture (Cie) soprattutto nelle città in cui si trovano i consolati o le ambasciate dei paesi maggiormente interessati al fenomeno migratorio. La prossimità avrebbe, infatti, facilitato la collaborazione, riducendo i tempi di spostamento e semplificando i compiti dei funzionari diplomatici nella organizzazione degli incontri con gli stranieri da identificare”.

Naturalmente è rimasta lettera morta insieme ad altre interessanti proposte per un complessivo miglioramento organizzativo dei Cie. E da allora, al 31 dicembre 2016, sono stati ben 505.225 gli stranieri soccorsi/sbarcati sulle nostre coste (181.283 solo nel 2016, il record assoluto) in gran parte richiedenti asilo o altre protezioni umanitarie. A questi vanno aggiunti 13.544 stranieri irregolari rintracciati, solo nel 2016, ai confini francese, svizzero, austriaco e sloveno e i 22.827 di “riammissioni passive” avute dagli stessi confini. Il 2017 sarà ancora un anno problematico su questo fronte e, se si vogliono espulsioni e rimpatri rapidi, occorrerà porre mano a modifiche della legislazione nazionale sull’immigrazione e su alcune direttive comunitarie.

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).