Alcuni giorni fa è’ stato (ri)catturato Joacquin Guzman Loera (El Chapo), il capo indiscusso del più temibile cartello messicano di narcotrafficanti. La “taglia” sulla sua cattura di 5milioni di dollari da  parte degli americani e di 3 milioni dalla autorità messicane, ha avuto gli effetti sperati. L’arresto è avvenuto a Los Mochis (Sinaloa), dopo un violento conflitto a fuoco con i fanti della Marina Militare ai quali, già in passato, sono state affidate operazioni particolarmente complesse tese alla cattura di pericolosi latitanti. Nel conflitto a fuoco sono rimasti uccisi cinque uomini della scorta del narcotrafficante e altri sei sono stati arrestati.

Tra questi ultimi anche un altro “pezzo da novanta” del cartello, Orso Ivan Gastelum Cruz (El Cholo), responsabile della organizzazione criminale a Guamuchil ed evaso dal carcere nel 2009. Come il suo “capo” che nel luglio del 2015 aveva lasciato il carcere di massima sicurezza “El Altiplano” da un cunicolo scavato sotto la doccia collegato ad un tunnel realizzato ad alcuni metri di profondità e lungo oltre un chilometro ( pare costruito con l’ausilio di ingegneri tedeschi). Colpo durissimo per il presidente della repubblica Pena Nieto che aveva disposto una gigantesca caccia all’uomo e disposto una inchiesta interna al penitenziario che aveva portato, una settimana dopo, all’arresto di alcuni agenti addetti alla videosorveglianza e alla vigilanza carceraria. El Chapo non era nuovo a rocambolesche evasioni.

Arrestato nel 1993 in Guatemala, già nel 2001 era riuscito ad evadere dal carcere di Puente Grande (Jalisco) a bordo di un autocarro che trasportava biancheria sporca in lavanderia. Il “soggiorno” di El Chapo lo ricordano ancora in molti come uno splendido periodo di feste a base di champagne e prostitute. Figlio di un “gomero” (coltivatore di papavero da oppio), El Chapo aveva avuto come “maestro” Miguel Angel Felix Gallardo (El Padrino), considerato, unanimemente, il più temibile narcotrafficante messicano di tutti i tempi. Poco più di quattro anni fa la rivista Forbes aveva inserito El Chapo al quarantunesimo posto nella graduatoria mondiale dei “ricchi della terra”.

Il Dipartimento del Tesoro americano è riuscito a individuare, nel tempo, una vasta rete di oltre duecento imprese commerciali collegata al cartello di Sinaloa e localizzate in diversi paesi del Centro America e in Spagna per il riciclaggio e l’investimento dei profitti derivanti dal commercio di stupefacenti. Il cartello si è sviluppato negli anni Novanta e continua ad esercitare il controllo sul mercato interno delle droghe in almeno una decina di Stati messicani, con una presenza significativa in gran parte degli Stati dell’America Latina, in Asia, Australia,Europa.

Tra l’altro va ricordato che proprio due mesi fa, al termine di indagini della polizia di Panama, si erano evidenziati collegamenti tra il capo di Sinaloa e Martin Leonel Perez Castro (El Rey Midas),in carcere in Colombia dal luglio 2014, capo del fronte 30 delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia).”Contatti” tra i narcos messicani (Los Zetas) e la mafia calabrese ( in particolare con le famiglie Molè, Piromalli, Pesce, Mancuso, Acquino Barbaro, Sergi, Nirta Strangio, Pelle, Vottari) sono emersi nel corso di indagini antidroga sin dal 2008 (operazioni Solare e Crimine, in particolare) coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria mentre si racconta che i Bellocco avrebbero concluso “affari” con lo stesso El Chapo.

Gli ultimi arresti di esponenti del cartello risalivano a marzo e maggio 2015 con la cattura, a Santa Ana, di Oscar Eduardo Vargas  Romo (El Negro) e a Tijuana di Jesus Miguel N. (El Becerro) ricercato anche per diversi omicidi. L’auspicio, ora che El Chapo è stato ricatturato e riportato nello stesso  carcere di “massima sicurezza” da cui era evaso nel 2015, è che sia stato almeno rinforzato adeguatamente il pavimento della sua cella.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).