Una delle aziende non entrata mai in crisi, è quella del traffico e dello spaccio di stupefacenti che continua con lo straordinario, lunghissimo periodo di floridezza economica e di crescita, alla faccia della insistente pressione delle forze di polizia nella repressione. Anzi c’è  una sorta di nesso tra le due attività, per cui più aumenta l’una più si incrementa la seconda, con scarse possibilità, dunque, non dico di vittoria della seconda sulla prima, ma almeno di contenimento. Notevole la richiesta di droghe, un po’ dappertutto, “allettante” l’offerta di prodotti, anche di sintesi, prezzi al dettaglio contenuti, disagio sociale e personale  crescente, legislazione blanda per gli spacciatori di strada, manovalanza, soprattutto straniera, a buon mercato, sono tra le cause che spingono molti al commercio di stupefacenti. Ormai le operazioni antidroga condotte da polizia di stato e carabinieri su tutto il territorio nazionale non si contano più e le notizie di cronaca che, un tempo, avrebbero preso le prime pagine dei giornali, oggi sono diventate le “solite sulla coca e compagnia”. Eppure, insisto, la situazione generale, sia per le modalità di spaccio, per gli attori, per la violenza, per i giovani coinvolti, per il giro di denaro, è molto seria.

Chi avrebbe immaginato, per esempio, che nella tranquilla Arezzo, dopo la scoperta da parte della polizia (28 novembre) di sette kg di cocaina nascosti nella greppia di un casolare diroccato nei pressi del cimitero di Creti, ci fosse un mercato così forte? Non ha destato, invece, molto stupore il sequestro nel porto di Gioia Tauro ( l’undicesimo dall’inizio dell’anno), di 44kg di cocaina occultata in un container, proveniente da Buenos Aires, che trasportava noccioline dirette a Novorossiysk (Russia). Così come i poliziotti non restano più perplessi quando arrestano spacciatori stranieri richiedenti asilo o già titolari di un permesso di soggiorno per protezione internazionale ( molti gli episodi negli ultimi mesi in diverse città). L’ultimo fatto si è verificato a Varese, con un gambiano ammanettato mentre spacciava hashish in centro ( questo particolare, poi, evidenziato in molte altre circostanze, relativo allo spaccio nel cuore delle città, è un altro punto su cui riflettere). Che dire, poi, di giovanissimi spacciatori e consumatori di droghe? Uno degli ultimissimi fatti è accaduto a Lodi e a Secugnago, dove la polizia ha trovato due diciassettenni spacciatori di marijuana che sono stati denunciati in stato di libertà.

Ma anche se fossero stati arrestati la situazione non sarebbe mutata, così come la situazione non cambia con le “retate” di spacciatori (l’ultima a Roma, il 4 dicembre, con undici arrestati) che pure fanno, con buona frequenza, le forze dell’ordine e che “risolvono” per qualche ora, talvolta per qualche giorno, la situazione locale, del quartiere, destinata a rientrare nella “normalità” dello spaccio poco dopo. Non ci possono essere momenti di pausa o di rallentamento nella vendita di droghe e, quindi, tutti gli interessati si danno un gran da fare per rifornirsi di cocaina andandola a caricare direttamente all’estero. Come è capitato, il 6 dicembre, alla coppia di Fondi (Latina), bloccata al Brennero (Bolzano) dalla polizia stradale con 57kg di cocaina nascosta nella scocca dell’autovettura su cui viaggiavano provenienti dall’Olanda. Droghe che vengono nascoste nei posti più disparati: nel passeggino spinto da un trentottenne arrestato a Cassino il 6 dicembre, con 20 g di cocaina; nel vano scala e nel tubo dell’acqua piovana di un edificio come a Catania; nella cappa fumaria della cucina ( hashish e marijuana, a Brindisi). Un vero laboratorio per la produzione di crack, poi, è stato scoperto ( 4 dicembre)a Palermo, dai carabinieri  che hanno arrestato un nigeriano e sequestrato 90g di cocaina e molte dosi di crack sigillate in confezioni termosaldate. Insomma, anche nell’anno che volge al termine, la domanda e l’offerta di droghe permangono elevate nonostante traffico e spaccio siano state contrastate con buon impegno dalle forze di polizia. Manca o, comunque, è molto carente quello della politica, non solo nazionale, per cercare di tracciare nuove strategie di controllo degli stupefacenti. Ma questo è un inutile ritornello.

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).