Americani bianchi, di mezza età, con un livello di istruzione medio-basso: è la categoria di persone che, a sorpresa, invece di beneficiare di una vita sempre più lunga e più sana, si ammalano e muoiono assai di più dei coetanei di altri Paesi industrializzati. Un aumento della mortalità imprevisto e imprevedibile, stando ai dati di uno studio appena apparso sulla rivista Pnas, e dovuto probabilmente soprattutto all’aumento dei suicidi e alla dipendenza da alcol e droghe.

COME L’EPIDEMIA DI AIDS. È una svolta che ha sorpreso gli autori dello studio, Angus Deaton, l’economista di Princeton che ha avuto un mese fa il premio Nobel per l’economia (per i suoi studi su consumi, povertà e welfare), e la moglie, Anne Case, anche lei economista nello stesso ateneo.

I numeri del fenomeno sono stati ottenuti quasi per caso dai due ricercatori analizzando le statistiche sulla mortalità negli Stati Uniti e in altri sei Paesi industrializzati (Gran Bretagna, Australia, Francia, Germania, Svezia e Canada). Dal 1978 al 1998, il tasso di mortalità per gli americani bianchi dai 45 ai 54 anni è diminuito del due per cento l’anno, un dato spiegabile con i miglioramenti nella salute pubblica e in linea con quanto avvenuto negli altri Paesi.

(l’articolo completo sul sito fonte: www.focus.it)