Non sappiamo, naturalmente, quale potrà essere l’esito della proposta di legge parlamentare  per legalizzare l’uso della cannabis che, sottoscritta da oltre duecento tra deputati e senatori, approderà, per l’esame, il prossimo 25 luglio nell’aula di Montecitorio. Benedetto Della Vedova, primo firmatario, attuale sottosegretario agli Esteri, è già particolarmente soddisfatto e lo sottolinea in una recente intervista (Il Fatto Quotidiano del primo luglio u.s), parlando di “..politica proibizionista che ha fallito su tutta la linea..” , di vedere in questa iniziativa  “..solo un paese più moderno, libero, che offre maggiori diritti e tutele ai cittadini..” ribadendo quanto già detto in passato che con la legalizzazione “..si creano posti di lavoro ed entrate per lo Stato e, soprattutto si toglieranno miliardi di euro alle mafie”. Di certo avrei preferito che, parlando di maggior occupazione e più entrate nelle esangui casse statali si fosse fatto riferimento ad una lotta seria, che non si è mai vista, contro la corruzione e l’evasione. L’erario ne avrebbe trattao maggiori benefici. Ma tant’è. D’altronde, lo ricordo, la nostra ricchezza nazionale dipende anche dai generosi “contributi” che provengono dai narcotrafficanti, dagli sfruttatori della prostituzione e dai contrabbandieri di sigarette. Ho più volte ricordato come la “guerra alla droga” nel mondo sia stata fallimentare nonostante le molte battaglie vinte fa forze di polizia e magistratura. Ma ho anche più volte detto che nuove politiche antidroga nazionali debbono essere adottate nel quadro di un concerto internazionale  richiedendo, con le procedure previste, modifiche, ritocchi alle Convenzioni Onu del 1961, del 1971 e del 1988, che riguardano il tema. Punto, questo, che non è stato preso in considerazione nella recente sessione speciale delle Nazioni Unite (19/21 aprile 2016) in cui  si è ribadito che le tre Convenzioni restano “..la pietra angolare del sistema di controllo delle droghe e che anche innanzi a “..sfide nuove e in evoluzione esse prevedono una sufficiente flessibilità per gli Stati di progettare e attuare politiche nazionali sulle droghe secondo le loro priorità ed esigenze..”. In questa cornice il dibattito sulla legalizzazione, in particolare della cannabis, che va avanti da anni, dovrà proseguire. In Italia, da oltre quindici anni (settembre 2000), la Commissione Igiene e Sanità del Senato (presidente Carella), aveva svolto una relazione a seguito di una indagine conoscitiva sulle modalità e sui risultati degli interventi per la lotta alle tossicodipendenze adottati nel nostro paese nonché sulle principali esperienze  straniere (in particolare Amsterdam, Francoforte sul Meno, Zurigo, Lisbona, Madrid). Un atteggiamento di maggiore tolleranza sociale ( i coffee shops olandesi) verso le droghe leggere in quei contesti non era stata del tutto convincente e legittime riserve etiche erano state espresse anche nei confronti dei progetti di distribuzione controllata di eroina ( attraverso le safe injection rooms) adottate in Svizzera, Germania,Olanda e Spagna. Iniziative che avevano dato impulso anche al cosiddetto  drug tourism con giovani ( e meno giovani) diventati pendolari verso i suddetti paesi. Quando ci si è accorti che la situazione stava degenerando si è tornati alla repressione, sia pure con modalità meno dure. Così, per esempio, è accaduto, alcuni giorni fa,nel quartiere Christiana di Copenaghen dove la polizia ha dovuto fare ripetuti interventi per interrompere l’imponente spaccio di droghe leggere che si svolgeva alla luce del sole. Preoccupazioni non minori nel nostro paese dove, quotidianamente, in moltissime città, i fatti di cronaca che riguardano le droghe in generale, rappresentano una realtà di grave impatto sociale. Così leggiamo di tre minorenni arrestati mentre confezionavano dosi di marijuana nella casetta per giochi di una villa comunale (Ragusa, primo luglio u.s.), di due giovani spacciatori marocchini che sugli arenili di Castelporziano e Capocotta (Roma) offrivano hashish, marijuana e cocaina ai bagnanti, di un “bravo ragazzo” appena diciottenne che preparava le dosi di hashish in casa per andarle a venderle dietro l’angolo (Massa Carrara, primo luglio). Per non parlare dell'”imprenditore” straniero che, in momentanea difficoltà, nei ritagli di tempo, si dedicava al commercio di una trentina di chilogrammi di hashish (Milano, primo luglio) mentre a Rocca di Papa (Roma) e nelle zone boschive di Reggio Calabria , la polizia di stato sequestrava una piantagione di marijuana in una villa (ben 40 quintali) e oltre settemila arbusti di cannabis. Quantitativi di stupefacenti che vanno a sommarsi alle oltre 20 tonnellate sequestrati dalle forze di polizia nel 2016, al 20 giugno ( in gran parte hashish e marijuana) e che sono un segnale di come vada avanti quel processo di “narcotizzazione” del paese che meriterebbe un’attenzione maggiore di quella riservata da alcuni anni a questa parte.

 

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).