Articolo promosso da “Università di Padova, DI.ME.CE (Diritto Mente Cervello) e Fondazione Guglielmo Gulotta di Psicologia Forense e della Comunicazione”.

L’ambito forense, in cui la psicologia negli ultimi anni ha trovato applicazione, è principalmente quello della valutazione delle capacità in senso giuridico e delle sue limitazioni (Grisso, 2003; Gulotta, 2011). Di recente si è affacciato in questo campo il possibile utilizzo di queste valutazioni provenienti dalle moderne scoperte delleneuroscienze cognitive.

Vista l’importanza delle neuroscienze nel panorama scientifico e legale (basti pensare che la Law and Neuroscience Bibliography conta 155 articoli pubblicati nel solo 2013 e 78 nel 2014), il Presidente Obama in persona ha deciso di commissionare alla Bioethics Commission (President’s Council on Bioethics, 2015) il compito di stilare delle norme etiche alle quali le neuroscienze dovrebbero attenersi, sia nel campo della ricerca che in tutte le sue forme applicative. Un intero capitolo è dedicato alle neuroscienze cognitive applicate al sistema legale, ossia al cosiddetto Neurodiritto (Jones, Schall & Shen, 2014).

La Neurolaw, come viene chiamata negli Stati Uniti, sta assumendo un ruolo chiave all’interno delle acquisizioni probatorie inerenti i processi, tanto che nel solo 2012 sono state registrate oltre 250 sentenze in ambito penale che citano l’uso di una prova neuroscientifica, proposta dalla difesa, con la tesi che fosse un difetto del cervello dell’imputato ad aver causato il fatto criminoso, al fine di ricevere uno sconto di pena (President’s Council on Bioethics, 2015). Negli Stati Uniti, infatti, viene data molta importanza all’avanzata delle neuroscienze, tanto che vengono investiti milioni di dollari in un campo che ha ripercussioni sulla medicina, sulla psicologia e ora anche sulla giurisprudenza; tuttavia, anche l’Europa si sta facendo promotrice di scoperte e importanti pubblicazioni attraverso cospicui finanziamenti quali lo Human Brain Project (HBP; www.humanbrainproject.eu).

Per questo motivo, alla luce delle competenze neuroscientifiche che si stanno sempre più acquisendo tra i periti e i consulenti italiani, si è resa necessaria la predisposizione di un memorandum per tutti i cosiddetti operatori del diritto sullo stato dell’arte inerente le più aggiornate scoperte neuroscientifiche applicabili all’ordinamento normativo del nostro Paese.

Da qualche tempo in Italia si indagano i rapporti tra neuroscienze e diritto (Bianchi, Gulotta & Sartori, 2009; Stracciari, Bianchi & Sartori, 2010; Lavazza & Sammicheli, 2012; Merzagora, 2011) nel tentativo di fornire elementi utili alla prova scientifica nell’ambito del processo decisionale giuridico.

Nell’articolato panorama applicativo delle neuroscienze un posto di primaria importanza è occupato dalla valutazione della CAPACITÀ.

Da un punto di vista clinico, la capacità definisce una serie di eterogenee abilità funzionali, fisiche e, per quanto ci interessa nel presente documento, psichiche che consentono di svolgere le attività della vita quotidiana, di compiere determinate e specifiche azioni o di prendere particolari decisioni. Dal punto di vista giuridico si considera la capacità psichica con riferimento all’ambito penalistico e civilistico.

L’ambito penalistico può prevedere una valutazione dell’autore di reato, maggiorenne o minorenne, al momento del compimento del reato considerando la capacità di intendere e di volere (imputabilità), durante il giudizio valutando la capacità di stare in giudizio, durante l’espiazione della pena valutando la capacità di comprendere il significato della pena. Nell’ambito penale sussistono valutazioni anche della vittima di reato, a titolo esemplificativo nella violenza sessuale o nella circonvenzione di incapace.

L’ambito civilistico prevede principalmente una valutazione della capacità d’agire con specifico riferimento a determinati atti di natura civilistica (capacità di testare, di fare una donazione, di contrarre matrimonio, di prestare il consenso agli atti di natura sanitaria…).

La valutazione forense in questi contesti, finalizzata a rilevare eventuali alterazioni delle suddette capacità, deve essere ovviamente integrata nel contesto di un approccio metodologico-accertativo psicologico-psichiatrico-forense.

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