L’ultimo attentato con un camion bomba dei talebani in Afghanistan è di pochi giorni fa, nella capitale Kabul. Il bilancio è stato di una trentina di morti e di trecento feriti. E’ stata colpita ancora una volta quella parte della città in cui hanno sede gran parte delle ambasciate e dei comandi delle forze di coalizione. Ed è anche quella più controllata da check point e da sistemi di sicurezza passiva. Anche per questo i terroristi fanno sempre più spesso ricorso a razzi. Ordigni che vengono lanciati con sistemi piuttosto rudimentali e che sovente colpiscono obiettivi non previsti. A poco servono alcuni sistemi acustici di difesa programmati per allertare la popolazione pochi secondi prima dell’impatto dell’ordigno; così come appare insufficiente il sistema di triangolazione per individuare il punto dell’impatto o del lancio del razzo che viene attivato da un sistema installato su di un pallone aerostatico sospeso sulla capitale. La minaccia di attentati, in realtà, incombe soprattutto su diverse zone del confine (Jalalabad, Mazar-e-Sharif, Gardez), dove, quotidianamente, le forze militari afghane combattono contro i gruppi di miliziani talebani e di Daesh e dove le città non hanno una “green zone” particolarmente vigilata.

Situazione altrettanto critica sul versante del narcotraffico, secondo quanto dichiarato dal generale Bakhtiar, capo delle operazioni dell’Afghan Police Counter Narcotics. In effetti, c’è un rilevante traffico di oppio ed eroina ( ma anche di hashish, come testimonia il sequestro di 8 ton, a gennaio, nella provincia di Lowgar) e, anche se nei primi due mesi del 2016 sono aumentati i sequestri di queste droghe e di sostanze chimiche utilizzate nei laboratori clandestini, c’è stato anche un apprezzabile aumento di conflitti a fuoco con i narcotrafficanti ( con il bilancio di 4 morti). Il contrasto al narcotraffico è condizionato, come in molti altri paesi, da diffusi fenomeni corruttivi, che investono sia le forze militari che quelle di polizia. Il rapporto di Transparency International 2016, a riguardo, pone il paese in terza posizione nella classifica mondiale, dopo la Somalia e la Corea del Nord. Non è certo una novità che, negli anni passati, decine di milioni di dollari destinati alla ricostruzione del paese siano stati “indirizzati” altrove o, comunque, mal utilizzati.

Ai sequestri, nel 2015, di oltre 5ton di eroina, di 30ton di oppio, di 163ton di hashish, di oltre 6ton di precursori e di 10.242 ettari coltivati a papavero da oppio distrutti, con 2.564 persone arrestate, ha fatto seguito, nei primi due mesi del 2016, un’azione antidroga che è sempre piuttosto modesta rispetto al fenomeno locale: sono stati intercettati 1,6ton di eroina, 2ton di morfina, 4,8ton di oppio, circa 78ton di hashish, con una decina di laboratori distrutti ( tra cui uno, nella provincia di Badakshan, il 10 gennaio c.a., con il sequestro di una tonnellata di eroina e 1.500 litri di morfina).Circa 80 gli ettari di papavero distrutti. Permane insoddisfacente il programma di eradicazione a guida governativa, che avrebbe dovuto tendere a riportare l’estensione delle coltivazioni ( ancora oltre 200mila ettari) almeno ai 131mila ettari del 2011.

A febbraio scorso, sono state riviste alcune norme della legislazione antidroga che prevedono ora anche un forte inasprimento delle sanzioni (l’ergastolo per il traffico di grandi quantità di droghe, per il riciclaggio di denaro) ed il sequestro di beni, mobili e immobili, anche fuori del paese. Sul piano del recupero dei tossicodipendenti procede a rilento l’operazione di trasferimento di oltre un migliaio di persone dalla capitale in una ex base Nato.

Buoni i rapporti di collaborazione con l’Italia nello specifico settore, grazie anche alla presenza, da diversi anni, di un funzionario della nostra polizia, esperto in materia. D’altronde, come già emerso in indagini passate, non mancano rapporti di “affari” dei trafficanti afgani con esponenti della nostra criminalità organizzata.

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).