Pensare di riportare la sicurezza nelle città a livelli accettabili, con il provvedimento del Governo recentemente convertito in legge in tema di sicurezza integrata e decoro urbano, può essere considerato un tentativo apprezzabile, ma sicuramente inidoneo e insufficiente per una situazione generale che appare, da tempo, fuori controllo, almeno in alcuni contesti urbani. La prevenzione e repressione dei reati (la cosiddetta “sicurezza primaria”), infatti, sono  ancora inadeguate nonostante, è doveroso ricordarlo, l’impegno di uomini e donne della polizia di stato e dei carabinieri, i cui organici sono ridotti e il cui impiego, talvolta, lascia a desiderare anche sul piano del coordinamento. Per non parlare delle gravi carenze che si riscontrano, lo abbiamo sottolineato più volte, nel sistema processuale e penale, frutto di una politica criminale che tiene poco conto delle vere esigenze dei cittadini, che rende la giustizia lenta e farraginosa e che non consente l’adozione di tempestive e adeguate misure cautelari nei confronti delle persone indagate, molte delle quali arrestate nella flagranza, anche di gravi delitti, dalla polizia giudiziaria. E’ in questi ambiti che si dovrebbero apportare sostanziali modifiche. Altrimenti è difficile spiegare alla gente comune (e riuscire a rassicurarla) che per la “..nuova società, ormai tendenzialmente multietnica..” occorre promuovere la “sicurezza integrata” con strumenti di coordinamento tra Stato, Regioni ed Enti locali “..in un’ottica di rete e nel rispetto del principio di leale collaborazione..” e che bisogna anche incidere sulla “..percezione di insicurezza e di disagio della popolazione che spesso deriva da comportamenti e situazioni ambientali, di natura non necessariamente criminale..”. Il provvedimento normativo in questione che propone “..un nuovo modello di governance (..)con meccanismi e strumenti differenziati di intervento da attuare nel rispetto e nei limiti delle specifiche responsabilità e competenze..” ( dalla relazione illustrativa al decreto legge), definisce, tra l’altro ( soltanto ai fini della legge stessa), la “sicurezza urbana”, ampliando quel concetto che già nel 2008, con un decreto del Ministro dell’Interno del tempo, aveva avuto una approssimativa definizione. Dunque la “sicurezza urbana” viene individuata come “..il bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città..” da tutelare attraverso il recupero di zone degradate, eliminando tutti quei fattori che tendono ad emarginare, ad escludere, con interventi finalizzati alla prevenzione della criminalità “..in particolare di quella diffusa e di tipo predatorio, dei fenomeni antisociali e di inciviltà..” con il fine ultimo di favorire la legalità, assicurare coesione sociale e convivenza civile. Obiettivi importanti, ma non è certo con sanzioni amministrative pecuniarie ( che difficilmente saranno pagate), con ordini di allontanamento di chi, in stato di ebbrezza o di ubriachezza, lede il decoro urbano, di chi esercita la prostituzione in modo ostentato, di chi fa uso di sostanze stupefacenti o di chi fa il posteggiatore abusivo, di divieti di accesso questorili, che si risolve la situazione della sicurezza, quella che più sta a cuore alla collettività e che è generatrice di comprensibili ansie e paure. I cittadini sono esasperati dalle continue e talvolta violente intrusioni nelle proprie abitazioni di truffatori, in gran parte italiani, di delinquenti predatori, in gran parte stranieri, che considerano il nostro paese una vera “cuccagna” ( le dichiarazioni fatte in tal senso da alcuni degli arrestati in flagranza dalla polizia sono davvero umilianti).  Si prenda, ad esempio, Reggio Emilia e provincia, dove alcuni sindaci hanno rivolto di recente una petizione al Governo sollecitando un’azione immediata per garantire la certezza della pena sui furti in appartamento (tremila in un anno secondo la cronaca del Giornale di Reggio del 15 aprile scorso). Ma la cronaca quotidiana è impietosa ovunque. Così leggiamo (Il Secolo XIX, 15 aprile), di un ottantacinquenne sequestrato da due malviventi nella sua abitazione nella zona di Valpolcevera (Genova) e rimasto ferito nella colluttazione, e tutto per rubargli duecento euro e alcuni abiti usati. Episodio non isolato nella zona, dove opera quella che è stata indicata coma la “banda dei boschi”. Provate a parlare con queste persone di “nuova prevenzione”, di “spazio giuridico orizzontale”, di “fattori di equilibrio e di coesione sociale”, di “prevenzione situazionale”, tutti concetti astratti che sono lontani anni luce dalle esigenze reali della gente che vuole più poliziotti e carabinieri in campo, nelle ventiquattro ore, ben pagati e non mortificati dalle leggi che consentono mille scappatoie a chi delinque. Altro che telecamere e illuminazione pubblica o protocolli d’intesa che, di tanto in tanto, vengono pubblicizzati nelle varie province, tra autorità statali ed altre organizzazioni, quasi fossero la panacea. Provate a tranquillizzare i proprietari dell’appartamento, al quinto piano, di Roma che si sono visti entrare in casa, dal balcone, due ladri( poi arrestati dalla polizia insieme ad altri tre complici di “vedetta”) che avevano scalato l’edificio arrampicandosi lungo il tubo del gas. Ed è pericoloso anche reagire: poteva finire male, con i tempi che corrono, la settantenne che a Treviso è entrata in camera da letto della sua casa e, trovando una donna ( sessanta anni, attempata anche lei) che stava rovistando nei cassetti, ha cercato di fermarla. L’intervento del figlio e quello, pure tempestivo, della polizia, hanno fatto scattare le manette alla ladra che aveva un buon curriculum delinquenziale. Si può scommettere, infatti, che continuerà a delinquere.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).