Terminata la lunga parentesi (da dimenticare presto) come ministro dell’interno di Alfano e delle sue “storielle” tranquillizzanti, raccontate più volte, solitamente in agosto (piena estate) e a fine anno ( durante le festività), sui delitti denunciati in calo nel nostro paese e sulla percezione della sicurezza, puntuale, come sempre, arriva l’indagine ( è la ventisettesima edizione) del Sole24Ore sulla qualità della vita che vede, ancora una volta, Aosta in cima alla classifica ( per il terzo anno consecutivo). Vivibilità e benessere che vedono un buon piazzamento, tra le prime trenta, anche di quattro province del Veneto. In particolare, Belluno, quarta, Verona, ventesima, Vicenza, ventiseiesima e Padova trentesima. Leggermente staccate dal gruppo di testa Treviso, Venezia e Rovigo, dal trentasettesimo al sessantanovesimo posto. Tutte le province guadagnano posizioni rispetto alla classifica del 2015 ad eccezione di Rovigo che permane “stazionaria”.

Tra le sei aree di indagine (reddito, risparmi e consumi, affari, lavoro e innovazione, servizi, ambiente e welfare, demografia, famiglia e integrazione, cultura, tempo libero e partecipazione), quella su “giustizia, sicurezza e reati“, è quella sulla quale ci soffermeremo per fare qualche considerazione, partendo da Belluno che gode del privilegio di essere, relativamente a questo ambito, in cima alla classifica nazionale.  Segue Rovigo, al ventunesimo posto, Rovigo (28), Venezia (49), Vicenza (57), Padova e Verona, rispettivamente al sessantesimo e sessantanovesimo posto, in posizione meno favorevole. La situazione, poi, muta nelle varie categorie di delitti esaminati, a cominciare da quella di “scippi e borseggi per 100mila abitanti“.

Qui, infatti, mentre Belluno, Treviso e Rovigo oscillano dai 69,61 scippi/borseggi ai 116,82, le altre province hanno tassi decisamente più negativi, a partire da Vicenza (169,83) a Verona (259,87) a Padova ( 264,92). Venezia, infine, occupa la non invidiabile centocinquesima posizione a livello nazionale con 698,26 scippi/borseggi nel rapporto sopraindicato. Una città dove, in relazione alla forte presenza di turisti durante tutto l’anno, i “manolesta” non mancano. L’altro punto dolente è quello dei “furti nelle abitazioni” ( anche qui il rapporto è su 100mila abitanti). A parte Belluno che, anche in questa categoria di delitti occupa la favorevole tredicesima posizione con il dato di 169,20 furti e Vicenza che “galleggia” a metà classifica con 359,27, le altre province non sono in una posizione “entusiasmante”, a cominciare da Treviso ( 62ma posizione con 385,46 furti nelle case), a Verona con 412,41, a Padova con 437,83, a Venezia con 464,65 e a Rovigo con 466,03 (ultima delle province venete, la più “visitata” dai ladri nelle abitazioni).

Situazione abbastanza concentrata quella riguardante i “furti di auto per 100mila ab” con la “tranquilla” Belluno che è saldamente in testa nella graduatoria nazionale con il basso rapporto di 6,28 furti di auto, seguita dalle tre province di Venezia, Rovigo e Treviso, tutte a braccetto con il rapporto, ciascuna, di 34 furti auto. Seguono Vicenza con il valore di 48 e Padova e Verona dove si ruba qualche auto in più ( 53). Nelle “rapine per 100mila ab” ( in casa, negli esercizi commerciali, nelle banche, negli uffici postali, in strada), Venezia è nella parte bassa della graduatoria nazionale (85ma posizione) con un tasso di 43,12 ed è la peggiore delle province venete. Belluno, che anche in questo ambito, presenta il valore più basso -2,90 – a livello nazionale è, invece, al centesimo posto delle “truffe e frodi informatiche per 100mila ab“. con il valore di 313, 74 che evidenzia, comunque, un buon impegno nella repressione di tali delitti da parte della locale polizia postale e delle comunicazioni.

Un quadro generale, alla fine, che, soprattutto per i furti nelle case e le rapine, mette in risalto una situazione precaria della sicurezza pubblica e fonte di ansie e paure tra gli abitanti delle città, frazioni e paesi. L’unica strategia che può portare ad un abbassamento dei delitti in questione è quella di una maggiore presenza, visibile, sul territorio di poliziotti e carabinieri ( le telecamere di sorveglianza e gli allarmi non bastano a scoraggiare di certo i malviventi) che vuol dire fare più arruolamenti, rimodulando, intanto, le norme penali e processuali affinché prevedano il carcere senza sconti per chi sta saccheggiando e violando le nostre case e la nostra intimità. Il resto sono soltanto “storielle” raccontate da un ministro dell’interno che negli ultimi anni è vissuto su altri pianeti.

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).