Il Guatemala è uno dei paesi dell’America Latina che più ha conosciuto crisi, ingiustizie e sviluppo disordinato negli ultimi anni. La democrazia è una “novità” degli ultimi diciannove anni da quando, cioè, terminò una guerra civile, con decine di migliaia di vittime, durata trentasei anni, tra governi autoritari di destra e guerriglieri di sinistra. Qui, la mancanza di acqua le scarse coltivazioni di mais, riso, patate e fagioli, rendono la situazione generale molto precaria. Oltre il 50% della popolazione vive sotto la linea della povertà. Le elezioni per il nuovo presidente della Repubblica, previste a settembre 2015 ( contestualmente alla elezione del vice presidente, di deputati e di oltre trecento municipalità), saranno un banco di prova importante per cercare di ridare slancio all’economia e risollevare il paese da una situazione economico sociale particolarmente insoddisfacente. Il territorio guatemalteco è, ancora oggi, quello più frequentemente utilizzato dai narcotrafficanti colombiani per l’invio di cocaina verso il mercato nordamericano ma che è anche territorio di “insediamento” dei cartelli messicani ( di Sinaloa e dei Los Zetas) e terreno di scontro con i gruppi guatemaltechi che vorrebbero mettersi in proprio nel commercio della cocaina. Che il traffico di cocaina sia sempre consistente lo si deduce anche dall’azione di contrasto svolta dalla Polizia Nazionale che, anche di recente, aprile 2015, ha conseguito un importante risultato con la cattura, a Esquipulas, del narcotrafficante Ruben Arita Rivera, collegato con il cartello storico colombiano del Nord del Valle. Secondo i dati forniti ad aprile dalla SGAIA (Subdirecion General de Analisi de Informacion Antinarcoticos), nei primi tre mesi del 2015 sono state arrestate 425 persone per delitti collegati alle droghe e sequestrati 81 kg. di eroina, 590 kg. di cocaina, 21 kg. di metamfetamine e ben 12,7 ton. di amfetamine. Nel 2014 erano stati intercettati 3.578 kg. di cocaina di cui oltre 2.700 nel porto di Queztal. Anche nella distruzione di coltivazioni si è registrato un discreto impegno con circa 150mila piante di papavero da oppio e 99mila di marjiuana. Il porto di Queztal rimane il punto di ingresso dove si registrano i più consistenti quantitativi di cocaina provenienti dalla Colombia e dall’Ecuador e diretti in Messico insieme a grandi quantità di precursori per la produzione di droghe sintetiche. Si pensi che dal 2010 al 2014, la Polizia Nazionale ha sequestrato circa 3.500 ton. di tali sostanze chimiche. La corruzione nel contesto portuale è molto diffusa e scadenti risultano i controlli ai container. Dal porto la cocaina viaggia verso le zone di confine con il Messico (San Marcos e Hueuetenango). Alle quattro organizzazioni criminali guatemalteche in attività e cioè la famiglia Mendoza, i Lorenzana, Los Leones e Los Chamales, si aggiungono diverse cellule messicane ( si parla di una settantina) dei cartelli di Sinaloa, del Golfo e dei Los Zetas. Alcuni violenti scontri a fuoco con i “padroni di casa” causati da interferenze nel commercio della cocaina stanno a testimoniare l’invadenza di questi gruppi. La famiglia dei Mendoza, composta da alcune centinaia di membri, dopo la morte del suo patriarca, è diretta dai fratelli Walter Obdulio Mendoza Matta, Milton Oswaldo, Edwin Alfredo e Haroldo. La sua area di competenza si sviluppa nel dipartimento di Izabal, al confine con l’Honduras ed ha nel porto caribeno di Puerto Barrios il punto nodale dei traffici verso il Peten ed il Messico. I Lorenzana, invece, sono tradizionali contrabbandieri di molte merci e, nel tempo, si sono specializzati nel trasferimento di grandi quantitativi di cocaina. La zona di influenza è il dipartimento di Zacapa ma hanno presenze significative anche nelle zone di Alta e Bassa Verapaz , Peten e al confine con il Belize. Anche questa organizzazione è di tipo familiare con il patriarca Waldemar Lorenzana che ancora la dirige sebbene si trovi in carcere da quattro anni, coadiuvato dai suoi quattro figli ( uno dei quali, Eliue Elixander, arrestato nel 2012) e da altri parenti stretti. Si sostiene che tra i Mendoza e i Lorenzana sia vigente un patto di non aggressione basato, soprattutto, sulla esigenza di contrastare un terzo gruppo di narcos, quello dei Los Leones capeggiato, fino al 2008, momento in cui fu assassinato, da Josè “Juancho” Leon Ardon. Dopo l’omicidio, nel 2011, ad opera dei Los Zetas, di Haroldo, fratello di “Juancho”, resta poco della originaria struttura che, comunque, gravita ancora nella zona confinaria con il Salvador. Ci sono, infine, Los Chamales, un gruppo di circa duecento persone al comando di Juan Ortiz Lopez (“Chamalè”) arrestato nel 2011, di suo fratello Rony e di Mauro Salomon Ramirez ( arrestato anch’egli nel 2010). L’organizzazione criminale conserva, grazie anche alla corruzione e alla violenza, una buona operatività non solo nel trasporto di cocaina ma anche nella coltivazione di oppio e di cannabis ( nel paese ci sono discrete estensioni di “adormidera” a San Marcos e Huethemango mentre la marjiuana interessa alcune zone del Peten). Il paese è ancora inserito, insieme a diversi altri, nella lista “nera” che gli americani stilano annualmente dopo aver esaminato i risultati dell’attività di contrasto al narcotraffico sviluppata nell’anno precedente.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).