Da anni assistiamo, in tutto il mondo, al massiccio diffondersi di internet e dei new media. Siamo giunti ad un ampliamento delle possibilità di comunicazione superando i vincoli di tempo e spazio che non sono più le grandezze “a-priori” su cui argomentavano i filosofi illuministi. Aumentando la velocità a fronte di una diminuzione dei costi, l’accesso alle fonti di informazione fa si che un fatto non venga giudicato reale se prima non viene in qualche modo notificato su di un mezzo di comunicazione-diffusione. I New Media sono i più efficaci in tal senso al punto che producono spesso Fake News perché rovesciano il meccanismo della prova: non è vero ciò che accade, ma può diventarlo ciò che viene raccontato-mediato, specie in Rete.

Usare razionalmente la tecnica?

In molti continuano a pensare che l’uso di un dispositivo tecnico ha implicito in sé il possibile abuso e che il potenziale utilizzatore debba essere educato ad un uso razionale del mezzo tecnico dentro un progetto dove la razionalità allo scopo – propria dell’agire tecnico – tenderebbe in sé a fini utili e sensati, si direbbe a misura d’uomo. Le cose non stanno esattamente così e basta osservare un gruppo di ragazzi durante la ricreazione a scuola per rendersene conto. La teoria del controllo umano deve essere rovesciata perché il potere dei mezzi tecnici ha mutato le gerarchie del nostro mondo con le categorie pedagogiche, giuridiche e politiche che non riescono a seguire il vertiginoso ritmo di “amplificazione della deviazione” che sta già verificandosi sotto i nostri occhi. Se un tempo dicevamo “l’ha detto la televisione, dunque è vero”, per le stesse ragioni oggi dobbiamo riconoscere che l’universo digitale sta determinando casi di dipendenza da Internet in cui il rapporto con la realtà tende a focalizzarsi su una connotazione ossessiva basata sulla deformazione dei gradi di libertà connessi alla personale relazione col mondo. In seguito alla diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione assistiamo al diffondersi di fenomeni definibili come psicopatologici riconducibili ad un uso inadeguato della rete. Quali ragioni li determinano?

Adattare-modificare l’essere umano?

L’Internet addiction disease (I.A.D) copre un’ampia varietà di comportamenti relativi alla difficoltà nel controllo soggettivo degli impulsi. Si pensi alla studiatissima dipendenza ciber-relazionale: si caratterizza per la tendenza ad instaurare rapporti a vario titolo amicali con persone conosciute e frequentate on-line. Si tratta di una forma di relazione nella quale gioca un ruolo strategico l’anonimato, che consente l’auto-attribuzione di specificità psicofisiche e caratteriali anche assai lontane da quelle che la persona incarna nella vita reale. Gli individui investiti dalle implicanze di questo atteggiamento distorsivo-compulsivo si coinvolgono esageratamente in relazioni online e ne risulterà stravolta la loro vita di relazione. I partner online diventano ai loro occhi più significativi, anche a scapito dei rapporti reali. Le ricompense psichiche dell’online sono più remunerative di quelle connotate dalla carriera biografica nella responsabilità identitaria e gruppale. Che fare? Viviamo ormai in ambienti di sovra-stimoli attentivi per “troppo pieno” (infondo è la cultura “augmented”). La nostra psiche arranca dietro le molteplici implicanze del dominio tecnologico. In molti pianificano delle strategie per modificare l’essere umano, giudicato antiquato (Anders), residuale, o capace di invecchiare in modo non intelligente (De Gray). Lo si fa in una situazione storica in cui lo spazio ed il tempo appaiono drasticamente ridefiniti: lo spazio con lo sconvolgimento dei vincoli di potere non più esercitati dallo Stato Nazione; il tempo con la chiara adesione a forme di tutele dei diritti e di assunzione di responsabilità rivolte alle “generazioni future”, dunque a soggetti esterni ai vincoli del tempo presente. In questa nuova fase sembrano crollare tutti i dualismi che erano stati alla base della definizione politica dei diritti di cittadinanza e che avevano stabilito in base a criteri di uguaglianza, le regole del gioco democratico: privato/pubblico; individuo/società; laico/credente; identità/alterità; nazionale/globale. In questo quadro si erano costruite le principali modalità che la cultura europea aveva avuto per leggere se stessa e dettare la propria interpretazione dl mondo.

 

(…omissis…)

Rossano Buccioni

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.lettera43.it/it/blog/individuosocieta43/2017/11/05/dipendenza-il-frutto-avvelenato-della-soggettivazione/5005/