Saltata la data del 23 marzo 2016 fissata per la firma finale dell’accordo di pace con le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), mentre proseguono, a Cuba, le trattative su almeno due punti ritenuti fondamentali del negoziato sulle modalità di concentramento dei guerriglieri nella fase di smobilitazione e sulla consegna delle armi, in Colombia è ancora forte lo sconcerto per le improvvise dimissioni (febbraio 2016) del Generale Rodolfo Palomino Lopez, direttore della Polizia Nazionale. Già da alcuni mesi, in realtà,erano circolate notizie piuttosto allarmanti nei confronti del generale, accusato, insieme ad altri ufficiali della Polizia, di far parte di una rete di prostituzione maschile ( indicata come la “comunità dell’anello”) di cui farebbero parte anche alcuni senatori tra cui il vice ministro dell’interno Carlos Ferro ( anche lui dimessosi dall’incarico). Così, mentre la Fiscalia General de la Nacion ( il massimo organo della magistratura inquirente) ha aperto un fascicolo sulla vicenda e la Procura Generale intende approfondire l’aspetto relativo alla c.d “comunità dell’anello” indagando anche sull’aumento ingiustificato del patrimonio dell’ex capo della Polizia, nel paese si registra un diffuso malcontento popolare nei confronti del presidente Santos accusato di una politica troppo arrendevole e permissiva nei confronti delle FARC e di un rallentamento nell’azione antidroga per non pregiudicare il processo di pace che va avanti nella capitale cubana da circa quattro anni. E’ noto, infatti,  che le FARC controllano buona parte del territorio colombiano e lasciano ben poco spazio ad altre organizzazioni di narcotrafficanti.

Il narcotraffico in Colombia continua ad essere un’attività economica molto redditizia anche se i colombiani non detengono più, come un tempo, il monopolio mondiale del traffico di cocaina. Da queste parti, con l’aiuto di ingenti risorse finanziarie e tecnologiche degli americani assicurate da oltre un ventennio, sono state distrutte, manualmente o con la diffusione aerea di erbicidi, centinaia di migliaia di ettari coltivati a coca. Nonostante ciò, agli inizi del 2016, secondo rilevazioni satellitari e stime dell’UNODC ( l’agenzia antidroga delle Nazioni Unite), ci sono ancora circa 70mila ettari di coltivazioni di coca concentrati, per lo più, nei dipartimenti di Narino (17mila ha), Putumayo (13.600ha), Caquetà (6.500ha), Cauca (6.400ha) e Guaviare (5.600ha). Peraltro,  grazie all’impiego di fertilizzanti speciali, si possono fare due o tre raccolte annuali di foglie di coca con un maggior quantitativo di piante per ettaro e una maggior resa dell’alcaloide ( le stime parlano di 6,8kg di base di coca – da cui si ricavano 5,5kg di cloridrato di cocaina – da un ettaro coltivato a coca). Più approssimative le stime sulla coltivazioni di papavero da oppio. Queste, infatti, vengono fatte sulla scorta di ricognizioni aeree utilizzando velivoli della Direzione Nazionale Antinarcotici (DIRAN) e sono, quindi, stime per difetto – si parla di circa 390 ettari – con una produzione potenziale di una decina di tonnellate,  concentrati, per lo più, nei dipartimenti del Cauca (208ha) e di Narino (158ha) e in quantità minori in quelli di Cesar e Huila. Duemila ettari di cannabis sono ancora presenti nelle regioni del Magdalena, Cesar e Cauca. Il consuntivo della repressione al narcotraffico del 2015, secondo dati forniti dalla DIRAN nel corrente anno, è, comunque, meritevole di attenzione: sequestrate 112.123 dosi di amfetamine, 5.228 pastiche di ecstasy, oltre 16ton di base di coca, circa 82ton di cloridrato di cocaina, oltre 1ton di basuco ( lo scarto nella produzione della cocaina), 158kg di eroina, 349ton di foglie di coca, 115ton di marijuana, 10.895 ton di sostanze chimiche solide utilizzate nei processi di produzione/raffinazione delle droghe e 1.262 galloni di sostanze chimiche liquide. Ben 236, infine, i laboratori clandestini individuati e distrutti. Non sono ancora noti i dati sulle persone arrestate per reati connessi alle sostanze stupefacenti ( tra questi, nel 2015, risultano ancora detenuti cinque italiani trovati con quantitativi di cocaina nella fase dei controllo aeroportuali).

Almeno una decina le operazioni antidroga svolte o in fase di svolgimento i  collaborazione con le nostre forze di polizia che vedono coinvolti elementi delle mafie italiane, su tutte la ‘ndrangheta, con gruppi di narcos colombiani. Di certo, la collaborazione tra gli organismi di polizia dei due paesi potrebbe migliorare se si adottasse il modello, in funzione da alcuni anni, di squadre di polizia giudiziaria colombiane, “supportate”, anche economicamente, dai corrispondenti americani, francesi, inglesi, spagnoli e olandesi presenti in Colombia, con cui lavorano a stretto contatto quotidiano per le relative indagini antidroga.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).