Dall’alba della civiltà occidentale, l’amore è sempre stato visto come la condizione affettiva più piena e arricchente: il sentimento cui tendere per realizzare una vita felice e piena. Ciò non solo sul piano affettivo ma anche nella dimensione della consapevolezza di sé, il tipo di conoscenza che fonda la stessa possibilità di agire e scegliere più liberamente. Ad esempio il poeta Antonio Porta nel 1981 scriveva: “lo specchio che hai fissato sul petto è il segnale di un patto profondo tu mi guardi mentre io ti guardo dentro e se ti guardo dentro mi vedo”.

Tuttavia, un numero crescente di ricerche sembrano indicare che certi schemi comportamentali dell’amore e i loro relativi correlati neurali siano assimilabili a quelli che caratterizzano le dipendenze. Dal punto di vista neurobiologico sembra ormai dimostrato, ad esempio, che la percezione del partner e i comportamenti strumentali alla relazione amorosa attivano il sistema della ricompensa e determinano il rilascio di dopamina, che sono i principali processi innescati dall’assunzione di droghe e di sostanze con potenziale d’abuso, come anche il tabacco e l’alcol. 

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